11.09.2000
Malattie polmonari indotte dai medicinali
Centinaia di medicine, comunemente prescritte dai medici, possono provocare malattie a carico dell’apparato respiratorio


L’occasione è importante, il primo congresso mondiale dedicato alle malattie polmonari e respiratorie che si è appena concluso a Firenze, e l’annuncio è davvero allarmante: 310 medicinali in circolazione, regolarmente prescritti dai medici, possono danneggiare i polmoni.
Una documentazione ricchissima è stata raccolta da Philippe Camus, del centro medico universitario di Digione, membro dell’«European Respiratory Society» e organizzatore del congresso. Camus elenca 4200 riferimenti bibliografici a testimonianza delle sue affermazioni e ha allestito un sito internet
(http://www.pneumotox.com) che può costituire un agile strumento, soprattutto per quei medici che a volte prescrivono medicinali con troppa leggerezza. Nel sito, le sostanze vengono classificate in tre categorie a seconda di quanti casi di effetti iatrogeni risultano documentati nella letteratura specialistica. E non mancano le sorprese: alcuni principi attivi di uso estremamente ampio compaiono nella lista, come l’acido acetilsalicilico - la comunissima aspirina - e il paracetamolo. Quest’ultimo, usato comunemente come analgesico, è stato per esempio oggetto di un recente studio condotto in Gran Bretagna, da cui risulta che un’assunzione settimanale della sostanza aumenta dell’80 per cento le probabilità di attacchi asmatici rispetto a chi non ne fa mai uso. In totale, oltre 50 malattie respiratorie o polmonari, dal banale raffreddore fino ad asma e pleurite, sarebbero aggravate o provocate dall’assunzione di farmaci.
Al congresso di Firenze, nuovi apporti a sostegno delle tesi di Camus sono stati forniti da altri ricercatori: un gruppo dell’Università di Oslo, uno dall’Università del Cairo e una delegazione di medici spagnoli hanno presentato relazioni che documentano effetti collaterali nocivi e spesso sottovalutati a carico dell’apparato respiratorio di medicinali largamente usati per il trattamento di altre patologie.
Camus ritiene che questi problemi possano essere ampiamente prevenuti, a patto che ci sia una maggior attenzione da parte dei pazienti e soprattutto dei medici; ma «anche in campo epidemiologico sono necessari molti cambiamenti, perché queste casistiche devono essere trattate in modo opportuno e non come accidenti terapeutici».

Renato Torlaschi

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