23.01.2004
Contro l'accanimento terapeutico
Le cure per i tumori sono sempre più aggressive

Le cure ai pazienti malati terminali di cancro stanno diventando sempre più aggressive, forse troppo. Lo sostengono gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista "Journal of Clinical Oncology" che prende in considerazione il periodo fra il 1993 e il 1996, rivelando un piccolo ma costante incremento nella percentuale di pazienti ricoverati e sottoposti a terapie intensive appena prima di morire. Secondo Craig C. Earle del Dana-Farber Cancer Center di Boston, primo autore dello studio, la tendenza potrebbe essere collegata alla disponibilità di nuovi tipi di chemioterapia: "man mano che vengono sviluppati nuovi farmaci, - spiega - noi oncologi li usiamo. Non è un male, finché non si sfiora l'accanimento terapeutico".
Secondo i ricercatori, tuttavia, sarebbe una buona idea espandere l'accesso ai servizi di ricovero progettati per venire incontro alle necessità dei pazienti terminali e delle loro famiglie nelle ultime settimane o mesi di vita. "Sembra che i pazienti che vivono nelle aree attrezzate con questi servizi - spiega Earle - si sentano meno soggetti a quelle che alcuni definiscono cure eccessivamente aggressive".
Earle e colleghi hanno passato in rassegna i casi di oltre 28.000 persone dai 65 anni in su, deceduti entro un anno da quando era stato diagnosticato loro un tumore dei polmoni, del seno, del colon o di altro tipo. Molti indicatori di una cura troppo aggressiva sono aumentati nel corso del periodo dello studio.

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